La Storia del paese

   

L'origine di Marciaso

L'origine di Marciaso è antichissima,si perde nei tempi di Roma repubblicana.Il nome stesso,affermano alcuni studiosi,ne indica l'origine romana.Infatti,si parla d'un console romano Quinto Marzio,ucciso dai Liguri Apuani in guerre avvenute nelle valli del fiume Magra.C'è chi pensa che le parole dello storico Tito Livio "Nam saltus unde eum Ligures fugaverunt,Martius est appellatus",si applichino all'origine del paese di Marciaso.Dunque,secondo lo storico Tito Livio,i Romani furono sconfitti dagli Apuani nel territorio di Marciaso.Fu sconfitta memoranda,disastrosa,quella subita dai romani nel 186 a.C.,per cui subirono la perdita di 4.000 soldati,ingente numero di armi,insieme a tre insegne d'aquila della seconda legione,e undici vessilli degli alleati latini.A voler essere completi circa la località,c'è anche chi sostiene che lo scontro fatale avvenne nelle strette di trebbiano,fra questa località ed il Caprione,nella selva che ancor oggi si chiama Marzia;ma come ben si esprime il cultore di memorie storiche fosdinovese,Adolfo Caleo: "chi conosce i luoghi veramente impervi e stretti,che conducono a Marciaso,chi ha una conoscenza anche superficiale del posto,a parte la tradizione e il nome,da secoli tramandato al paese,non può che convenire sulla individuazione di Marciaso come luogo dove i Romani subirono la bruciante disfatta.


 

Prima menzione di Marciaso

Da quello che finora si conosce,il nome di Marciaso apparve nel 1185 in un atto dell'Imperatore Federico Barbarossa,che con suo diploma sanzionò la destinazione d'un terzo del feudo di Marciaso al vescovo di Luni,Pietro,mentre gli altri 2 terzi erano per i marchesi Malaspina.Il decreto del Barbarossa fu poi riconfermato nel 1191 anche da Enrico VI;venne poi richiamato a conferma nel 1250.Cfr. Codice Pallavicino.

I vescovi di Luni subinfeudarono poi la loro parte di territorio a certi Conti di Marciaso,nobili Capitanei,ai quali in seguito restò il nome trasformato in Cattanei.Ne fa fede un atto notarile del 1197 col quale Marchesello di Buonaccorso Cattanei,stando in Sarzana,confessò di ritenere a titolo di feudo la parte di Marciaso spettante al vescovo lunense,a condizioni uguali a quelle dei suoi predecessori.(Cfr. Repetti). La stessa affermazione fece nel 1226 Rollando del sunnominato Marchesello. Cfr. Repetti.

Esiste poi menzione di Salcagino di Marciaso,che teneva in feudo la terra di Papigiano,atto notarile del 1231.Il comune di Marciaso teneva boschi in feudo dal Vescovo:così da un atto del 1233.Il detto Comune,il 6 febbraio del 1250,deputò Sindaci a consegnare il castello di Marciaso ai Marchesi Bernabò ed Isnardo fratelli Malaspina;il relativo strumento fu rogato in Marciaso da Ser Giovanni del fu Ser Gherardo di Moncigoli; della fatta consegna tratta poi un altro strumento rogato in Aulla; (manoscritto citato in Fosdinovo).

Rollandino e Gilliolo,fratelli,figli del già nominato Antonio Marchesello,nel 1262 confessarono,come già i loro antecessori,la loro subinfeudazione su Marciaso.Vedi,Codice Pallavicino.

La tragedia di Marciaso        

Incominciò la domenica 3 agosto del 1944. Ecco dettagliatamente come si svolsero i fatti.
Il sabato 2 agosto vennero in paese tre soldati tedeschi a sequestrare i due camion di Tonino Ronconi. Venne detto loro che non erano più a Marciaso, bensì a Carrara. Mentre delusi stavano ritornando donde erano venuti, giunti in fondo al corso che immette al paese, trovarono i camion ricercati, ma privi delle ruote, quindi inutilizzabili. Da soldati teutonici duri e tenaci che non si arrendono mai, decisero di rimetterli in moto con nuove ruote; uno di loro nel frattempo si fermò a piantonare i camion, mentre gli altri due sarebbero andati nel vicino paese di Fosdinovo ad avvertire i loro capi.
Nel pomeriggio dello stesso giorno ritornarono i tedeschi in numero di cinque e dopo aver rimesso a posto i camion, su di questi si avviano per Fosdinovo; e tutto sarebbe finito liscio, se non si fossero intruffulati i partigiani di Cecina, avvertiti da un loro compaesano, un certo Rovetto. Fu così che, sconsideratamente, decisero di entrare in scena, attaccando il piccolo convoglio. Appostati sopra la carrozzabile, nel tratto prima del ponte di Trabatora, scaricarono i loro mitra, sui sei tedeschi dei camion; il risultato fu che... riuscirono solo a spaventarli, innescando così la tragedia di Marciaso.
I tedeschi, pensarono bene di non fare gli eroi, abbandonati i camion si precipitarono a rotta di collo, per la ripida discesa sotto la strada, disperdendosi. Due di loro però tornarono indietro, arrivando alla Maestà della chiesa, cappellina vicino al cimitero e così si fecero indicare la via più breve per recarsi a Fosdinovo. Arrivati, per la via della selva e di Pulica a destinazione, il giorno dopo, si presentarono al quartiere delle SS. di Fosdinovo raccontando l'accaduto. Le SS si mossero subito, la notte stessa, per compiere esemplare rappresaglia contro il paese di Marciaso ritenuto covo di Partigiani.
Piombati all'improvviso in paese prelevarono 36 persone: uomini, donne e giovani, decisi ad ammazzarli subito se non fossero intervenuti, provvidenzialmente, il capitano delle Brigate Nere, Francesco Benemè, che si diceva, avesse qualcuno dei suoi tra i sequestrati, e il sig. Galliani di Avenza. Gli ostaggi però furono trasportati a Fosdinovo; ma due donne di questi, riuscirono coraggiosamente a svignarsela.
Arrivati gli ostaggi a destinazione i tedeschi fecero sapere al paese di Marciaso che poteva scegliere il tipo di rappresaglia: uccisione di tutti gli ostaggi, o la distruzione del paese. Tra gli abitanti prevalse il sentimento umanitario: piuttostoche accettare l'uccisione di persone innocenti, scelsero la distruzione delle case.E tra la modalità del fuoco o delle mine, optarono per queste sperando in un minor disastro.Così si espresse un testimone di quei tragici giorni, il signor Achille Pasquali.
I tedeschi non persero tempo.Nel pomeriggio del 3 agosto prelevarono al forte della spolverina, 40 quintali di tritolo, li caricarono sui camion e li portarono a Marciaso. Diffidenti però delle assicurazioni del podestà di Fosdinovo sig. Chinchero, e del sig. Benemè, e di altre persone che assicuravano non esserci partigiani a Marciaso, per maggior sicurezza caricarono i suddetti signori, su d'una macchina, come ostaggi,facendosi così precedere.
Arrivati in paese, scorrazzarono in lungo ed in largo seminando il terrore con uccisioni indiscriminate e depredando.Le vittime della barbarie furono otto persone, quasi tutte vecchie o ammalate che non avevano potuto fuggire nei boschi ed erano rimaste confidando nell'umanità degli aggressori.Ecco il triste elenco delle innocenti vittime: ROSSI MANUE (Emanuele), FORTI DOME(Domenico) in Martelli, LUIGINA RONCONI in Forti, trovata sotto le macerie,GIULIANI CARLIN.

 

Nobili origini di Marciaso

La casata Nasi, poi residente a Fosdinovo, teneva beni a Marciaso; I Bianchi d'Erberia, che poi sciamarono a Monte dei Bianchi. Così affermava Don Angelo Ricci di Castelpoggio, noto cultore di memorie patrie.
Inoltre, da Marciaso provengono i Cattanei, i Candela, poi imparentati con i Bianchi d'Erberia: il vecchio archivio parrocchiale menzionava un certo Matteo (1530-1540); i Conti, forse discendenti d'un ramo garfagnino degli Attoni (antenati della contessa Matilde ?), e i Cucchiari, nobile famiglia carrarese, sono originari di Marciaso. Così affermava il sig. Tista Bianchi di Fosdinovo, archivista dei Malaspina e appassionato cultore di storia locale.
 

Antenati di napoleone a Marciaso

Narra lo Zolfanelli che nel 1264 un Bonaparte, figlio di Gianfardo,cacciato in bando con il padre da Firenze, in occasione di discordie civili, venne dapprima a rifugiarsi a Marciaso, poi scese a Sarzana. Quì venne in possesso di terreni lungo il fiume Magra e seppure dimorante a Sarzana, era detto il Bonaparte di Marciaso, perchè lì era stato il primo rifugio di questa famiglia, cui erano riserbati fasti imperiali. Da loro infatti verrà il grande imperatore dei francesi, Napoleone Bonaparte. Ne fanno fede inoltre il Gerini e lo scrittore Ceccardo Roccatagliata Ceccardi.
Del 1270 abbiamo alcune testimonianze che fanno fede dei diritti di Marciaso: l'imperatore Carlo IV, con diploma del 1355, confermò ai nobili Cattanei di Marciaso il titolo di conte.Marciaso, nella divisione di feudi tra i Malaspina nel 1393, toccò ai Marchesi di Fosdinovo, del ramo Spinetta.
Nel 1643, L'imperatore Ferdinando confermò il titolo di Conte ai nobili Cattanei, che da Marciaso si erano spostati in Sarzana.Discendente di Rollando, suo nipote, fu Luisino di Gualterio, della casata dei Nobili Cattanei di Vezzano, che morì nel 1374.
 

 I Capitoli qui riportati sono tratti dall'opuscolo su Marciaso scritto da PADRE DAVIDE LAZZINI

 

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